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Suor Thèrése Emmanuel

 

Kate O’Neill

Sr. Maria Teresa, anche lei una delle prime Madri,  nelle sue memorie, a proposito di MTE scriveva: “Dio aveva su di lei una grande visione…  L’aveva destinata alla sua opera per essere, con MME, la pietra di costruzione. Aveva una alta intelligenza, una natura forte, generosa, indipendente, fiera e un poco sdegnosa: si capiva che questa natura così riccamente dotata si sarebbe piegata soltanto sotto il giogo dell’amore divino. Aveva ricevuto un’educazione brillante e completa. Aveva in sé il nobile entusiasmo irlandese per tutto quello che è grande e bello. Aveva insieme una semplicità che a volte rasentava l’ingenuità e che affascinava”.

Kate O’ Neill nasce il 3 maggio 1817 a Limerick in Irlanda. I genitori sono credenti. Monsieur O’Neill ama il lusso ma recita ogni giorno il Rosario e, quando gli annunceranno il suo crack finanziario dirà: “Il Signore mi ha dato, il Signore mi ha tolto, che il Signore sia benedetto!” (Gb 1,21)

La madre di Kate esprime la sua pietà attraverso l’amore per i poveri. La sera della sua morte, dopo aver dato l’elemosina più volte a più persone, vuole che si dia qualcosa a un altro mendicante che stava bussando alla porta. Alla sorella che le faceva osservare che si stava dando troppo risponde: “La carità Margherita, la carità!”. Sono state le sue ultime parole.

A 7 anni Kate perde la madre. Da lei riceve, la fede, l’amore per i poveri, il coraggio. Il padre, rimasto solo, con tre figli piccoli, porta le due bambine, Kate e Marianne, nel Convento di York che accoglie tutte le giovani nobili della regione. Kate scopre le regole austere del luogo e si iscrive alla “confraternita dell’umiltà”  dove rafforza la sua fede. Nel Natale del 1827 fa la Prima Comunione e sente nascere in lei la chiamata alla vita religiosa. Desidera offrire a Dio la su vita e lavorare per lui.

A 13 anni si ammala. Il pensiero di morire senza aver fatto niente per Dio, la rattrista.  Il padre, preoccupato per la salute delle figlie chiuse in un convento molto austero, le trasferisce, nel 1834, a New Hall dove respirano un clima di libertà che dilata il cuore e rafforza il desiderio di vita spirituale di Kate. Mille domande interrogano la sua fede. Si rammarica di non essere incoraggiata dal suo confessore, uno “ spegnitoio”, si lamenta. La ricerca interiore di Kate non rallenta. A 17 anni deve lasciare New Hall a causa di una malattia. Conserva nel cuore un grande amore per la vita monastica e per la liturgia. Ritornando presso il padre, in famiglia, le due sorelle ritrovano la vita mondana: Kate è corteggiata ma non perde di vista il desiderio della vita religiosa e vede il mondo con la sua vanità e le sue passioni come una “bolla di sapone, vuota”. Nello stesso tempo ha paura, entrando in convento, di perdere la sua libertà. Vive una certa solitudine e si rifugia nella lettura. “I libri sono i miei amici più cari e più intimi, sono il mio mondo di gioia o di dolori… hanno sul mio animo più influenza di qualsiasi essere vivente.“ Ha una grande sete di imparare e i libri aprono e nutrono la sua intelligenza. Convince il padre a lasciarla partire per la Francia dove può imparare la lingua e accrescere la sua cultura e le sue conoscenze. Con la sorella si stabilisce a Parigi, a l’Abbaye aux Bois, frequentata anche  da Chateaubriand. Le occasioni per imparare il francese sono limitate, come le possibilità di uscire a conoscere la città. Dopo un anno si trasferiscono in un piccolo appartamento. Tutti i giorni Kate va alla Messa e chiede con insistenza a Dio di darle la forza di lasciare sua sorella Marianna e di indicarle il convento dove poter realizzare il suo desiderio.

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Le strade si incontrano

Nel 1837, a Parigi, nella chiesa di Saint Eustache Anna Eugenia incontra Padre Combalot, uomo ardente e appassionato che sogna una nuova Congregazione che unisca vita contemplativa e missione di educazione: si tratterebbe di operare una rivoluzione fondamentale per dare modo alle donne di partecipare alla rigenerazione sociale e spirituale della società attraverso i valori del Vangelo. Nello stesso periodo Kate  incontra P. Combalot e si confessa da lui. Dopo essersi informato se era sposata,   il padre le dice categorico: “ Dio vi vuole e voi dovete essere religiosa… vi vuole in un’opera che devo fondare”. “E qual è quest’opera?” Chiede  Kate. “L’ educazione” risponde il padre. “Non mi piace l’educazione!” E il padre:  “Lei non capisce che è attraverso la donna  che si rigenera una società!”  Tutto in lei resiste: “Voi non mi conoscete, non potete giudicare …”. “Figlia mia, è inutile girare intorno alla cosa, si tratta della volontà di Dio… smettetela di fare obiezioni..”. Kate ritornerà a trovarlo e, dopo molte resistenze, si abbandonerà alla grazia di Dio superando  le sue ripugnanze e le crisi della sorella Marianne, triste e furiosa a questa notizia. Ella incontrerà  Anne Eugénie nella primavera del 1839 quando quest’ultima sta gettando le basi della fondazione. “La vidi per la prima volta nella chiesa dei carmelitani, ai piedi dell’altare della Santa Vergine. “ Kate fu colpita dalla profondità e dall’ispirazione che emanava da lei.   Maria Eugenia è colpita dall’indipendenza di Kate, ne ha  paura: “Ciò che Kate  aveva di bello e di fiero nel suo atteggiamento mi aveva spaventato. Aveva il volto di un angelo a cui mancava poco di essere ribelle”. Dal  canto suo Kate la trova fredda e riservata: “Ho cominciato col temervi ma poi vi ho  voluto tanto bene”.

Kate raggiunge le prime sorelle a Meudon in campagna, nell’estate del 1839. La relazione tra Anne  Eugénie e kate comincia a costruirsi. Marie Eugénie non prova una simpatia

immediata per la brillante e indipendente Kate, chiamata a diventare Suor Thérèse Emmanuel. Come tutte le salde amicizie, la loro si costruisce nel tempo. Impareranno ad apprezzare le differenze di carattere come una ricchezza da rispettare e da condividere. Kate, con la sua fierezza,  l’apparenza altezzosa, il suo desiderio di trovare per ogni cosa una spiegazione razionale,  mette a disagio  Marie Eugénie, ma col tempo finiranno per capirsi meglio, per  apprezzare i doni rispettivi, per darsi reciprocamente fiducia. Marie Eugénie scrive a Combalot: “ Voglio teneramente  bene a Kete; si è data generosamente a Dio e sento che  questa fraternità crea subito fra noi un legame più forte di tutti i sentimenti umani… mi sembra che anche lei mi voglia un po’ di bene…” 

Padre Combalot ha il dono della persuasione e altre giovani donne  raggiungeranno la nuova Congregazione, trascinate  dal suo entusiasmo. Donne  generose, appassionate, rispondono a un appello della Chiesa e a un bisogno di educazione. Con le loro differenti e spiccate personalità scoprono poco a poco gioie e sfide della vita comunitaria. Nell’amore condiviso, si coinvolgono per costruire una comunità al servizio del progetto di Dio.

PER LA RIFLESSIONE personale

Ogni vita è un’opera di Dio, Egli ci ha tessuti fin dal seno materno. Rileggiamo la nostra storia per far emergere l’amore con cui Dio ci ha accompagnati fin dall’infanzia, e riconoscere quello che ha seminato in noi.

Quali valori hai ereditato dalla tua famiglia, dalla tua terra?

Le prime amicizie… quale traccia  hanno lasciato in te?

Riconosci i segni della presenza e dell’azione di Dio nel tuo cammino  iniziale di vita ?

 

 

 

 

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RELIGIOSE DELL’ASSUNZIONE

Casa Generalizia

17, rue de l’Assomption75016 PARIS – Francia

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10 marzo 2017

Festa di santa  Maria Eugenia

« Quando un essere è passato interamente

nella volontà di Dio,

non ha più niente da desiderare;

Dio lo possiede ed egli possiede Dio. »

La nostra vocazione come un incontro

Cari fratelli e sorelle,

Quest’anno la festa di santa Maria Eugenia prende una colorazione giubilare perché non possiamo parlare del Bicentenario della sua nascita sulla terra senza  fare il legame con la sua nascita al Cielo e con il 10° anniversario della sua canonizzazione che celebreremo in modo speciale il prossimo 3 giugno.  

Quando Dio dona,  dona abbondantemente. Contemplando il percorso di Maria Eugenia, che conosciamo sempre meglio, sentiamo emergere in noi l’azione di grazie per questa donna che il Signore ci ha dato come Madre e come Sorella maggiore per tutta l’Assunzione. 

… E’ sotto il profilo dell’incontro che vorrei invitarvi a riflettere e a meditare durante questo tempo che ci separa dalla celebrazione  della chiusura del Bicentenario, indirizzato soprattutto ai giovani che verranno a Parigi dal mondo intero.

Nati alla vita grazie a un incontro, quello dei nostri genitori, scopriamo che  la nostra vocazione  è nata dall’incontro con testimoni che  hanno incoraggiato il nostro desiderio di appartenere a Dio e di vivere la nostra fede per diventare a nostra volta i testimoni del suo amore….. Il cammino dell’umanità, quello di santa Maria Eugenia e i nostri, sono una storia di incontri più o meno riusciti grazie ai quali impariamo la vita.

1-   Una vita tessuta di incontri

Ognuna delle nostre esistenze porta l’impronta  dell’educazione ricevuta  dai nostri genitori e dalle persone  vicine, con le sue grazie e i suoi limiti. Negli aspetti migliori dell’educazione  ricevuta da Maria Eugenia, fin dalla sua infanzia, si disegnano già alcuni tratti di quella che sarebbe stata L’Assunzione. Rendiamo  grazie per i suoi genitori, per l’educazione di cui ha beneficiato,  con le sue riuscite e i suoi fallimenti. Le mancanze che ella ha avvertito,  non le hanno impedito di camminare nella vita, di crescere in umanità e di osare la santità.

E’ il segno che anche le nostre ferite o le nostre fragilità, sono delle brecce  attraverso le quali può passare la grazia. Ella ha saputo posare su di sé uno sguardo di verità, lasciarsi aiutare e accompagnare  nel cammino verso la realizzazione della sua vocazione.  Quante persone, nei nostri differenti paesi, si sono ritrovati nella sua esperienza, attingendovi risorse per vivere nella loro!  

Oltre la vita familiare, dove Maria Eugenia ha vissuto tanti incontri umani, il primo incontro fondatore della sua vocazione  ha avuto luogo con il Signore, al momento della sua Prima Comunione, nel Natale del 1829.  Ella ha fatto l’esperienza della grandezza di Dio e del suo amore per lei, un amore preveniente che l’ha sostenuta tutta la vita.  

Adolescente, quando si pone delle domande essenziali sul senso della vita, troverà nelle parole di Padre Lacordaire un bagliore che aprirà le porte ad una relazione personale e profonda  con il Cristo.

Dopo verrà il Padre Combalot, - dono di Dio[1] - con la missione di dare inizio alla Congregazione, molto presto  affidata totalmente alle mani di Madre Maria Eugenia e delle prime compagne da lui stesso trovate.

L’Abbé Combalot la presenta lui stesso all’amico Padre d’Alzon sul quale ella si appoggerà più tardi, dopo la rottura col Padre fondatore. Questo incontro, uno dei più incisivi, l’accompagnerà fino alla morte del Padre   d’Alzon nel 1880.

L’esperienza di Maria Eugenia presso le Benedettine del Santo Sacramento, poi il suo soggiorno presso le Visitandine della Costa Saint André, sono momenti che hanno lasciato delle tracce sulla giovane fondatrice ; avranno un impatto certo sulla vita dell’Assunzione. La Congregazione ha potuto cominciare grazie all’arrivo di altre sorelle, fra cui  Madre Thérèse Emmanuel  che celebriamo insieme a Madre Maria Eugenia quest’anno.

Vogliamo lasciarci ispirare dal cammino fraterno che le ha unite lungo gli anni e si è affermato nell’amicizia, grazie  all’apprendimento perseverante dell’amore. Tra le prime sorelle infatti  si è espressa senza deviazioni una reale amicizia, come testimoniano le parole di Maria Eugenia a suor Maria Agostina : «  Cara figliola, è la vostra amicizia che mi strappa tutto questo, sento che vi occupate di me e io mi lascio andare con gioia. Se sapeste quanto profondamente mi hanno toccato tutte le espressioni della vostra amicizia e dell’amicizia delle nostre sorelle ».[2]

… Questo ricordo succinto e selettivo della nostra storia è un invito ad assumere nell’azione di grazie la grande rete di relazioni che ha fatto di Maria Eugenia  la donna che amiamo, ammiriamo e celebriamo in questo giorno.[3]

2-   Ogni incontro è una luce…

Nello scorrere dei giorni, il Signore ci fa la grazia di entrare in contatto con una moltitudine di persone. Con alcune la relazione è buona mentre con altre abbiamo la tentazione di sottrarci. Nel nostro cerchio di vita siamo continuamente  chiamati a creare dei legami…  La giusta relazione con le persone, ci dice Papa Francesco, « consiste nel riconoscere con gratitudine il loro valore…. Poiché ogni persona è un dono, il nostro vicino come il povero che non conosciamo”.[4]

Ogni incontro vissuto con verità può rivelarsi una luce per noi, si impara sempre nell’avvicinarsi agli altri, nel mettersi al loro ascolto e alla loro scuola. Gli incontri sono luoghi dove Dio ci parla, lasciando apparire un aspetto del suo essere, un tratto del suo volto.  

I veri incontri, quelli che costruiscono, chiedono di uscire da sé per andare verso l’altro, chiedono una qualità di presenza  e una disposizione  a lasciarsi spossessare del proprio « sapere », delle idee ricevute da altri sulle persone. L’altro ha bisogno di essere accolto nell’oggi di ciò che è, e io devo essere pronto a lasciarmi sorprendere, disorientare, come Nicodemo che « ha lasciato che Gesù illuminasse la notte del suo sapere » (Cf. Jean 3, 1-21).

Scoprire e riconoscere l’identità dell’altro può anche condurci a riconoscerci un poco in lui. Poiché i nostri interrogativi sugli altri  corrispondono spesso alle domande che portiamo in noi stessi. Come Maria Eugenia e Madre  Thérèse Emmanuel, abbiamo bisogno gli uni degli altri, di un testimone  che ci riveli a noi stessi, che ci  conduca a Dio e agli altri.

La stessa  Parola di Dio invita alla relazione…. Una vita che non si nutre di relazioni vere, solide, profonde e durevoli, non regge. Come dice  Ben Sira il Saggio : « …Buone relazioni puoi averne con molte persone ; ma dei consiglieri ? Scegline uno solo fra mille!...Un amico fedele è un rifugio sicuro, colui che lo trova ha trovato un tesoro...» (cf. Ben Sira il Saggio 6, 5-17).

Così è stata la relazione tra le due Madri.

3-    Alla sorgente della nostra vocazione, l’incontro

Il nostro Dio, il Dio Trinità, è relazione. Nel suo Figlio ci è venuto incontro per riconciliarci con Lui e metterci in relazione gli uni con gli altri. E quando ci invia, è perché viviamo la fraternità. Ma per incontrare l’altro bisogna spesso cercare, mettersi in cammino…  

Giovanni Battista indica Gesù come l’Agnello di Dio  ad Andrea e ai suoi compagni, costoro si mettono immediatamente in cammino, alla sua sequela.   E, voltandosi, Gesù chiede loro :  « Che cosa cercate ? » (Jean 1, 38). Questa conversazione si svolge  lungo un cammino. Inaugura l’incontro tra Gesù e i suoi primi discepoli, in un contatto personale, inizio di una relazione che li lega per sempre al Signore.… e che li lega tra loro intorno al Signore.

Ma è stato necessario scegliere e riscegliere di seguirlo con tutto il cuore, con un impegno personale e libero. Un giorno Cristo metterà anche noi, che l’abbiamo seguito grazie alla testimonianza o alla parola di un’altra persona,  nuovamente di fronte alla nostra scelta di seguirlo : « Per voi, chi sono io? » (Mt 16,13) « Volete andarvene anche voi ?». (cf. Jn 6, 60-69)

Quando perdiamo la fiducia, Papa Francesco ci consiglia di chiederci :  « A quando risale il mio incontro con Gesù Cristo, questo incontro che mi ha riempito di gioia ? Ritorniamo a questo incontro, a questa prima Galilea del nostro incontro con Lui … Ritornarvi ! incontrare nuovamente il Signore e andare avanti in questo cammino che è così bello, sul quale bisogna che lui cresca e che io diminuisca.»[5] E’ là che possiamo ristorarci, rimetterci sui binari e continuare la strada con lui.

Così Gesù si lascia trovare, incontrare, ma ci invita ad andare sempre più lontano : « Andiamo altrove, nei villaggi vicini, perché io possa  proclamare anche là il Vangelo ; perché è per questo che sono venuto. » (Marc 1, 29-39) Ci invia di nuovo, sempre,  Egli apre per noi una scuola di incontro.

Effettivamente Gesù ha incontrato diversi tipi di persone, nella società e nel mondo religioso del suo tempo … Ha accolto tutti  senza distinzione, riconoscendo in ognuno un  figlio del Padre. Si è lasciato toccare, sconvolgere, meravigliare  e plasmare da tuti questi incontri umani. Ha vissuto la compassione e manifestato la tenerezza, ha saputo dire la parola adatta ad ogni situazione. Ha saputo mettersi nella pelle di ognuno per comprenderne la  sofferenza, la ricerca, la supplica, il desiderio…   Nell’incontro con Lui,  attraverso la Parola, possiamo imparare il modo adatto per andare incontro agli altri nella banalità della vita come nelle situazioni imprevedibili o difficili che si presentano a noi. Attraverso tutto, Egli ci educa per la missione.

Andando incontro agli altri, impariamo anche a meglio conoscerci e  a diventare realmente quello che dobbiamo essere.  E’ così che Dio traccia la strada  con noi e ci conduce, come ha fatto con le due Madri.  Le ha unite per sempre nell’amicizia  che è cresciuta tra loro  nel quotidiano e negli avvenimenti significativi della vita della Congregazione.

***

Oggi in Assunzione Insieme, facciamo strada nella comunione agli stessi valore e alla stessa passione, trasmessi delle nostre Madri, di generazione in generazione.   Ci arricchiamo reciprocamente  e ci affermiamo nella nostra specifica vocazione. La celebrazione del Bicentenario  è una bella  opportunità  per andare più lontano nell’approfondimento della nostra eredità , attraverso l’esperienza delle due pioniere.

…..

Possiamo noi conservare nel cuore la gratitudine per le nostre diverse vocazioni  e la comune chiamata all’Assunzione , ritornarvi incessantemente come ad una sorgente, per non perdere mai di vista  Colui che è la nostra guida e la nostra luce, colui che dà fecondità alle nostre vite !

In comunione con il Consiglio Generale,  vi auguro una felice festa  e un gioioso proseguimento verso la chiusura del giubileo della nascita di Madre Maria Eugenia e di Madre Thérèse Emmanuel !

Con il mio fraterno affetto!

Parigi, 3 marzo 2017

Sr Martine Tapsoba

Superiora  Generale


[1] Gli scrive, il  4 ottobre 1838 : « Inoltre, mi siete stato donato da Dio… »

[2] Marie Eugénie, Lettera a Marie Augustine, 6  luglio 1843

[3]Vi invito anche a sottolineare quest’anno il 3 maggio, giorno anniversario della nascita di Madre  Thérèse Emmanuel.

[4] Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2017

[5] Papa Francesco    7 febbraio  2014